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La mostra "Ante Gradus" a Roma
Allestita presso il Policlinico Agostino Gemelli
La mostra del Meeting Ante Gradus Quando la certezza diventa creativa. Gli affreschi del Pellegrinaio di Santa Maria della Scala a Siena è stata esposta a Roma dal 3 al 9 maggio. Abbiamo intervistato Francesco Belia, studente presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ed organizzatore della mostra.
- Com’è nata l’idea di proporre la mostra a Roma?
L’idea di portare la mostra è nata una sera quando con alcuni amici ci siamo trovati e abbiamo pensato che non ci fosse occasione migliore quale quella del cinquantesimo anniversario del Policlinico per portare una mostra sulla storia e l’arte di uno dei più antichi ospedali d’Europa. L’intento è stato quello di stimolare una riflessione sulla nostra storia, sul perché nasce un ospedale come il Gemelli e su cosa sostiene il nostro operato al suo interno. In virtù di questo abbiamo subito riscontrato la piena disponibilità da parte della Facoltà, del Centro di Ateneo per la Vita e del Centro Pastorale che hanno sostenuto l’iniziativa.
- Ci sono stati dei volontari che hanno partecipato alla mostra e in che modo sono stati organizzati?
Tutto il lavoro, dall’allestimento delle strutture all’organizzazione di visite guidate, è stato sorretto dall’impegno del gruppo studentesco Ateneo Studenti. Una ventina di ragazzi si sono dati il cambio per tutta la settimana per conciliare il proprio studio con la presenza in mostra come guide. Il primo turno andava dalle 9 del mattino alle 14 ed il secondo dalle 14 alle 19.
- C’è stata molta affluenza? In particolare quale target è stato più partecipativo alla mostra?
Essendo la mostra allestita in un punto di passaggio che collega due differenti aree del Policlinico il pubblico è stato molto eterogeneo. Oltre alle visite su appuntamento dedicate a compagni di corso, agli specializzandi e ai professori è stato bello notare come molti pazienti, professori e specializzandi si fermavano durante una pausa e chiedevano di poter essere accompagnati nella visita dei pannelli. Professori incuriositi perché il padre aveva studiato al Santa Maria, altri entusiasti dell’iniziativa che hanno twittato con tanto di foto. Anche all’incontro di presentazione è stato bello evidenziare la presenza di tante matricole e di alcuni pazienti scesi con le loro vestaglie per un formare un pubblico che andava dai 20 ai 60 anni.
- Ci sono stati fatti, aneddoti particolari o si sono instaurati nuovi rapporti, cose interessanti, persone e realtà coinvolte, e/o testimonianze particolari?
La cosa interessante è stata che la mostra è stata un’occasione per tutti, soprattutto per chi lavora e studia al Policlinico, per riemergere dal tran tran quotidiano e per rivedere, alla luce di quella testimonianza di carità, il valore del proprio lavoro, del proprio operato. Alcuni professori ci hanno raccontato del loro incontro con san Giovanni Paolo II, quando era arrivato al Policlinico come paziente. Erano rimasti talmente colpiti e cambiati dal suo sguardo, da riscoprire il perché del loro operare nel Policlinico e da riniziare a concepire il paziente non come un numero, ma come una persona da amare. Altri aneddoti? Ad esempio l’incontro con i pazienti di passaggio, che, colpiti dai volti presenti nella mostra, sono diventati dei veri propri habituè, la mostra era diventata un’occasione di incontro e di condivisione. Con tanto di colazioni offerte!
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